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    Il report Elastici di Stefano Ferrè – 27 maggio

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    Il nostro Stefano Ferrè ogni martedì è ospite ad Elastici, trasmissione di Cronache di Spogliatoio. Nella penultima puntata della stagione, vi proponiamo alcuni temi affrontati dal nostro Stefano.

    “E quindi uscimmo a riveder le stelle”. Un capolavoro, la più grande opera letteraria di tutti i tempi. Così potremmo definire la Divina Commedia, il poema scritto da Dante nel 1321. Nel viaggio senza tempo che il Sommo Poeta compie, all’uscita dall’inferno, la visione è chiara: le stelle. Le stelle della Champions League che verrà assegnata sabato, le stelle di chi, al termine del campionato ha raggiunto l’obiettivo. Chi invece ha vissuto una stagione negativa, resta all’inferno.

    Verso PSG-Inter: i punti di debolezza dei parigini.

    • LO SPAZIO TRA LE LINEE: come tutte le squadre che giocano con 4 difensori e riversano tanti giocatori nella metà campo avversaria, il Paris soprattutto nei momenti di riaggressione deve forzatamente concedere degli spazi, che nello specifico si concentrano nella zona tra i centrali di difesa e i centrocampisti, a volte poco presidiata visto che la pressione è dettata anche e soprattutto dalle scelte di Vitinha; Vitinha spesso è uno strumento di pressione per il PSG, andando fuori zona, mentre i difensori centrali non possono fare uno marcatura e l’altro copertura perché l’Inter gioca con due punte centrali, quindi entrambi devono marcare. Portare fuori zona i centrocampisti del PSG può essere la chiave per trovare spazio tra le linee;
    • GLI SPAZI ALLE SPALLE DI HAKIMI E MENDES: è vero, francesi forti nelle marcature preventive, ma se vengono obbligati ad un forcing nella metà campo avversaria potrebbe non esserci il tempo di rimediare ai numerosi spazi lasciati dai due terzini, soprattutto se gli avversari portano almeno 2 uomini in quelle zone. Vedere la partita vs Aston Villa a Birmingham o in casa vs Liverpool per credere;
    • POCA STAZZA NEI DUELLI AEREI: il tridente leggero fa impazzire tutte le difese, ma se vengono ostruiti sia gli spazi laterali (con i raddoppi) che i corridoi interni, Dembelè e co. possono fare fatica contro difese schierate e potenti. Quindi? Fare in modo che il Psg forzi la giocata lunga e essere molto cinici sulle palle inattive

    Alcuni dati a confronto:

    Dati CL PSG INTER
    Media passaggi primo terzo 280 268
    Media passaggi ultimo terzo 184 105
    Media tiri subiti 10,3 15,3
    Media recuperi alti 5,1 4,4
    Media dribbling subiti 8,8 7,5
    Media transizioni 2,3 0,8
    Media transizioni concesse 0,6 0,5

    Il PSG è 1° in CL per recuperi alti e transizioni, 3° per passaggi ultimo terzo, 2° dietro al Celtic per passaggi propria metà. L’Inter è 2° per minor numero di transizioni subite (0.5, meno solo il Brugge con 0.25), 3° proprio il PSG, 4° per passaggi propria metà dietro a PSG e Sporting.

     

    Napoli, dall’Inferno al Paradiso. La stagione 24-25 del Napoli è stata un viaggio incredibile: una partenza infernale, un epilogo paradisiaco. Ecco la cronistoria dei moduli e delle scelte del grande artefice del trionfo: Antonio Conte, non solo grinta e passione, ma nuove idee e strategia.

    • 3-4-2-1: è il primo sistema che viene adottato da Conte in questa stagione; si rivelerà un’idea a vita breve: dopo le prime quattro partite di campionato (Verona, Bologna, Parma, Cagliari), sarà abbandonato a partire dalla partita successiva, in casa della Uno dei motivi: la partita con la Juventus è la prima da titolare per McTominay, ecco che la scelta può essere dovuta alla necessità di avere un centrocampista in più e ad essere più coperti in transizione;
    • 4-2-3-1: Alla 5a giornata di campionato si registra il primo cambio modulo. McTominay occupa una posizione ibrida da trequartista/mezzala sinistra; Olivera fa il quarto a sinistra ma sulla linea di difesa. Non sarà una partita positiva per il Napoli ma sicuramente avrà dato dei segnali a Conte, che prontamente ripropone la stessa sistemazione nell’infrasettimanale di Coppa Italia contro il Palermo;
    • 4-3-3: Non ci sono grandi cambiamenti rispetto a prima, anche Conte dimostra di aver trovato la quadra e raramente cambia. I risultati gli danno fiducia e soprattutto ragione. La posizione di McTominay somiglia di più a quella di una mezz’ala. Lascio la heatmap di McTominay dalla 5a alla 15a, ovverosia prima dell’addio di Kvara, con cui l’ex United andava a formare una coppia abbastanza standard di esterno e piede invertito – mezz’ala;
    Mappa tocchi McTominay 1° parte di stagione.
    • 4-3-3 2.0: Fino alla 25a giornata non si registrano grandi cambiamenti a livello di sistema collettivo, tuttavia è interessante un aspetto: lo scozzese guadagna metri e soprattutto si avverte una forte tendenza ad occupare i corridoi centrali con Neres che invece si posiziona molto esterno, con i piedi sulla linea laterale della fascia sinistra;
    Mappa tocchi McTominay 16-25° giornata.
    • 3-5-2: Complice la duplice assenza di Neres e Spinazzola (oltre a Olivera,in quel momento infortunato da qualche turno), alla 25a giornata contro la Lazio, Conte è costretto a tornare dove è sempre stato bene: al 3-5-2; lo fa con Raspadori e Lukaku coppia d’attacco e viene prontamente premiato da un gol del nazionale italiano;
    • 433: Da qua (26a giornata) c’è fondamentalmente un ritorno al 433 0, in cui l’unico ruolo che ha visto interpreti con caratteristiche notevolmente diverse è stato quello di Kvara/Neres, con Raspadori, Spinazzola e lo stesso brasiliano;
    • 442: Nelle ultime uscite, dalla partita di Lecce in poi, c’è stato un nuovo cambiamento con il passaggio ad un sostanziale 442. La particolarità sta nella porzione di campo occupata da Raspadori, un po’ seconda punta un po’ esterno, a seconda della scelta di McTominay. Personalmente, trovo che proprio la loro crescente intesa abbia dato un importante colpo nello sprint finale. Qui sotto le posizioni medie contro il Lecce. Spinazzola molto alto ad occupare tutta la corsia perché Raspadori e McTominay per caratteristiche prediligono la zona centrale.

     

    Xabi Alonso: cosa può portare al Real Madrid? Una ventata di cose nuove, cose fresche, cose che daranno ai tifosi del Real Madrid quel tanto decantato spettacolo a volte perso in nome di un equilibrio che poi in realtà nel 24-25 non si è mai visto. Racchiudiamo tutto in 5 punti:

    • SUGGESTIONE 3-4-FANTASIA: la difesa a 3 a Madrid è stata vista raramente e un uomo intelligente come Xabi Alonso non imporrà necessariamente il suo credo, ma bisogna dire che potenzialmente i blancos hanno tutto per stare in campo come piace al Qualità per partire dal basso, qualità e combinazioni nel gioco laterale, fantasia e densità centrale negli ultimi 20 metri. L’unico uomo che manca? Un giocatore d’ordine come Xhaka;
    • CHE FACCIAMO CON CAMAVINGA? Il francese non ha mai convinto al 100%: è un mediano? E’ una mezz’ala? E’ un terzino? Si è provato di tutto, ma mai risposte davvero convincenti. Quale può essere la strada? Partiamo dalle sue caratteristiche: è un giocatore forte fisicamente e muscolarmente, abile da un punto di vista tattico nel relazionarsi agli spazi in fase di non possesso, un po’ meno in quella di possesso dove nella gestione del pallone e nell’occupazione degli spazi è forse ancora troppo anarchico, indisciplinato, lento di pensiero, oltre che impreciso. La suggestione può essere quella di vederlo da terzo di sinistra in un’ipotetica difesa a 3: a Xabi piacciono molto i terzi che accompagnano l’azione nei corridoi interni (Hincapiè, Kossounou, Mukiele…), si gettano in area di rigore, supportano la manovra e quindi i quinti, aggrediscono in avanti e sono rapidi e veloci a scappare all’indietro in campo aperto. Tutte caratteristiche che sono nel bagaglio di Camavinga, anzi, fare qualche metro indietro e arrivare dentro gli spazi in corsa gli permetterebbe di guadagnare quei tempi di gioco per ragionare che un mediano non ha, deve ragionare preventivamente e l’ex Rennes non ha questa capacità;
    • GLI ATTACCANTI: 3 UOMINI OFFENSIVI MOBILI, che si completano per caratteristiche e che capiscono quando devono combinare in un fazzoletto oppure diradarsi per allargare le maglie difensive Se i nomi di Mbappè e Vinicius sono sicuri nello scacchiere, quello di Rodrygo non è detto che lo sia, e allora perché no un Bellingham più attaccante che centrocampista come nel 23-24? Uomo in grado di leggere gli spazi e inserirsi dove Mbappè e Vinicius lasciano tracce, centrocampista aggiunto in fase di non possesso e in grado di innescare la pressione con i tempi giusti. Può ricordare Wirtz come funzioni, anche se con caratteristiche totalmente diverse;
    • VALVERDE E IL GIOCO LATERALE: IN UN IPOTETICO 3-4-2-1 lui avrebbe tutta la fascia destra da arare, avendo inglobato nel suo bagaglio anche i movimenti difensivi come diagonali, rispetto della linea e attesa della mossa avversaria tipici dei terzini, vista la grande emergenza su quella fascia che ha costretto Ancelotti a schierare svariate volte in quella posizione l’uruguaiano. E con Bellingham impegnato tra le linee e non largo a destra, si aprirebbero scenari di gloria pure sotto porta (una funzione alla Dumfries se vogliamo);
    • LA FASE DIFENSIVA: una fase difensiva troppo traballante ha minato il percorso del Real in questa stagione. Tchouameni si sente più protetto se ha 3 difensori alle spalle e non deve disperdere energie e lucidità per avviare l’azione (in tal senso, una difesa con Rudiger, Huijsen/Militao/Asencio e Alaba/Camavinga dona tranquillità) soprattutto se affiancato da un uomo d’ordine come poteva e doveva essere Kroos per caratteristiche: Tchouameni ha quindi tutte le carte per poter essere un Casemiro. Viene quindi da pensare che il Real Madrid ha tutto per essere una squadra moderna che fa dell’aggressione e del pressing asfissiante due armi fondamentali, soprattutto considerando che molti giocatori hanno gamba e soprattutto sono giovani. Una strada sarà adottare anche un atteggiamento più conservativo con un teorico 5-3-2 che prevede l’abbassamento dei quinti e di Bellingham e l’accentramento di Vinicius e Mbappè, per garantire densità centrale ed eventuali scalate laterali sulla prima costruzione avversaria. Ciò è possibile anche grazie ad un tipo di mentalità ereditata da Ancelotti.

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