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    Il report Elastici di Stefano Ferrè – 22 aprile

    House of Calcio ti porta allo Stadio: scopri i benefit della settimana

    Gioca e accumula FUNPOINT per avere la chance di finire in tribuna.

    Il nostro Stefano Ferrè ogni martedì è ospite ad Elastici, trasmissione di Cronache di Spogliatoio, e oggi vi proponiamo 3 tra i temi affrontati nella diretta di ieri: Bologna-Inter, il Milan, sconfitto dall’Atalanta a San Siro, e la vittoria poco brillante del Napoli a Monza.

    Avete presente quei luglio milanesi in cui la temperatura è alta, 30° gradi ma con umidità all’80%? La temperatura percepita è più alta, ti senti spossato e affaticato. L’Inter è stanca ma sa che presto potrebbe arrivare una meravigliosa pioggia estiva rinfrescante e rigenerante, che equivale a un trofeo. Ormai avvezzi al PPDA, esperti conoscitori di Field Tilt, direi che siete pronti, vi introduco il MOMENTUM: si tratta di un kpi che illustra l’intensità della pressione offensiva durante una partita, combinando varie metriche d’attacco. Vediamo il momentum di Bologna-Inter:

    Primo tempo in cui l’Inter ha avuto diversi momenti di pressione offensiva alta, mai ripetuti nella ripresa. Addirittura dopo il 70’ è sparita:

    • Nel complesso l’Inter ha subito ben 12 tiri, di cui addirittura 9 da dentro l’area. Di solito ne subisce 9 totali a partita;
    • La pressione alta rossoblù: solo il 62% di passaggi riusciti nell’ultimo terzo. La media nerazzurra è 77%;
    • Duelli: l’Inter domina in serie A per duelli vinti (59%). A Bologna ne ha vinti meno della metà (46%);
    • Rinvii difensivi: ci dà l’idea di quanto l’Inter sia stata invasa: i nerazzurri hanno fatto 41 rinvii difensivi contro i 16 del Bologna.

     

    Una stagione piena di difficoltà quella del Milan, senza pace e con un nono posto difficile da accettare. Piogge torrenziali, come quelle monsoniche che da giugno a settembre invadono il golfo del Bengala e non danno tregua anche per diversi giorni. Quando arriverà novembre con la sua stagione secca? Già domani? Contro l’Atalanta si sta davvero vedendo il nuovo Milan: più basso, ancor più verticale.

    • CHIUSURA CORRIDOI CENTRALI: il Milan nel primo tempo ha difeso Lasciata la palla all’Atalanta (62% possesso palla), ha concesso solo 3 tiri di cui 0 in porta;
    • VERTICALITA’: 3 di pass gain, Milan che forzava le giocate verticali con Leao che ha provato ad agire tra Bellanova e Hien;
    • JOVIC: forma smagliante, ha sbagliato solo 3 passaggi su 21 e si è mosso tanto aprendo spazi;
    • TEMA DEI DUE CENTROCAMPISTI: con il 3-4-3 e il blocco basso, devi accompagnare. Pane quotidiano di Reijnders, più difficile per Il primo ha corso 11,8 km, il francese 11,3. Ederson addirittura 12,8. Il tema è chiaro, nel processo di evoluzione del Milan è Pulisic l’uomo chiave che dovrà cambiare posizione.

     

    Pur giocando una volta a settimana le risorse scarseggiano. Infortuni e mercato hanno rallentato la corsa del Napoli, facendola sentire quasi come nel deserto del Sahara. Serve affidarsi alla guida giusta, che conosce questi momenti e che sappia portarti all’oasi: dove l’alba è indimenticabile. Cosa va? Dalla partita di Monza oltre al risultato, c’è da salvare ben poco: l’ottimo ingresso dalla panchina di Raspadori, che ha sparigliato le carte sulla trequarti e chiaramente McTominay, unico a provarci con quantità e qualità, come si può leggere dalla tabella sotto:

    Tiri totali 3 (1° nel match)
    Tocchi in area avversaria 4 (2° nel match)
    Duelli vinti 10/12 (1° nel match)
    Palloni recuperati 8 (1° nel match)
    Pressione applicata 55% (2° nel Napoli)

    Cosa invece non va? L’assenza di Neres si è fatta sentire, pochissimi appoggi per Lukaku, con Spinazzola in difficoltà costretto a ricevere palla sui piedi e non in corsa. La difficoltà maggiore è stata quindi quella di creare la superiorità numerica sia sulle fasce con l’1v1 che centralmente, portando troppi pochi uomini vicino a Lukaku (l’unico era McTominay). Poca qualità e poca verticalità: il Monza chiudeva bene gli spazi centrali tra le linee. Nonostante il doppio play degli azzurri, il possesso era troppo orizzontale e orientato alle corsie esterne, aspettando sul posto e non aggredendo gli spazi (pochi) disponibili.

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