Domenica sera il Monza ospita la Juventus, reduce dalla vittoria in Coppa Italia contro il Cagliari ma anche dal pareggio contro il Venezia in campionato. Il Monza è la squadra che ha guadagnato meno punti in partite casalinghe in questa stagione di Serie A: solo 3 in 8 match. I brianzoli sono infatti una delle due formazioni, insieme al Genoa, senza alcuna vittoria in gare interne; inoltre la squadra di Nesta è quella che ha trascorso meno minuti in situazione di vantaggio in partite casalinghe in questa stagione di Serie A: 7 (tutti contro l’Inter lo scorso 15 settembre).
I biancorossi a Lecce hanno provato ad adottare una strategia diversa rispetto al solito: l’assenza di Djuric ha comportato un abbassamento sia dello sfruttamento delle palle alte che, di conseguenza, dei duelli aerei vinti (infatti, solo il 31%), provando ad invadere la metà campo del Lecce alzando almeno un centrocampista sulla linea dei trequartisti e tenerli vicini, per combattere la densità centrale leccese ed avere almeno parità numerica. Cos’è mancato? Qualità in uscita per saltare la pressione della squadra di Giampaolo.
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La staticità della linea difensiva della squadra di Nesta ha permesso al Lecce di muoverla tramite dei semplici cambi di gioco per attaccare la linea e scavalcare cosi la pressione brianzola: ha adottato lo stile dei biancorossi (partita-manifesto la vittoria a Verona) per batterli.
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Per ovviare all’assenza di Djuric, per arrivare nella 3/4 avversaria si doveva provvedere attraverso il fraseggio e la densità dei trequartisti, portando appunto spesso uno dei due mediani (più facile Bondo) a sganciarsi e unire i reparti.
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Per riassumere:
- Difficoltà in costruzione: per avere parità numerica in mezzo al campo e permettere ad un centrocampista di avvicinarsi alla linea degli attaccanti (vista l’assenza di Djuric e quindi di opportunità di scavalcare la pressione), spesso Pablo Mari si affiancava a Bianco. Postura del corpo errata e mancanza di verticalità, risultato? 6 palloni recuperati dal Lecce nel terzo offensivo;
- Contro la linea difensiva un po’ statica, l’attacco diretto alla linea con lancio lungo (vedi il gol di Tete Morente, ma anche al 43’ sul gol di Krstovic) è stata un’arma;
- Senza centravanti il Monza ha portato in tante situazioni tanti uomini in area di rigore, arrivando nel terzo offensivo attraverso il fraseggio. Il possibile stiramento di Djuric e l’assenza di Maldini devono far studiare a Nesta situazioni alternative in cui valorizzare il suo reparto offensivo senza snaturarlo (e soprattutto portando l’efficacia che non c’è stata a Lecce).
Lato Juventus. Contro il Venezia Motta ha provato ad avvicinare tutti i centrocampisti nell’asse centrale per contrastare il 3-5-2 dei veneti, in modo tale da avere un 3v3 (che in realtà spesso diventava 4v3 perché Kalulu si sgancia) in mezzo al campo; alla fine ha deciso di tenere il blocco medio compatto e a copertura della zona, “regalando” il possesso ai bianconeri. Questa forte densità centrale però ha portato Koopmeiners a muoversi da mezz’ala destra e sinistra, spalle alla porta, distante dalla stessa e mai realmente vicino a Vlahovic.
Un uomo chiave per sparigliare le carte, a parte il gol, è stato Ellertsson: la sua capacità di muoversi anche nei corridoi interni ha provocato non pochi problemi alla Juventus, che si trovava a fronteggiare un giocatore sostanzialmente senza una vera marcatura. Nelle due discese la squadra di Di Francesco ha quindi sfruttato la pigrizia degli esterni bianconeri per portare una parità o addirittura superiorità numerica laterale, costringendo cosi le mezz’ali a grandi corse all’indietro e liberando spazio in zona rifinitura. Il Monza potrebbe replicare la stessa situazione con Kyriakopoulos?
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Per riassumere:
- Come innescare Koopmeiners: è ormai un tema, gioca spalle alla porta e “basta” opporre una forte densità centrale per arginarlo; una soluzione potrebbe essere abbassarlo addirittura in prima costruzione (come effettivamente successo in Coppa Italia) per poi farlo gettare negli spazi una volta che la palla è viaggiata verso l’esterno;
- Fatica a ripiegare dopo palloni persi a metà campo: tenere un blocco medio aggressivo pone la Juventus in situazione di difficoltà nelle corse all’indietro soprattutto lateralmente (nonostante comunque i bianconeri portino al massimo 5 o 6 uomini sopra linea palla);
- Scambi nello stretto: soprattutto con l’ingresso di Douglas Luiz le combinazioni sulla trequarti sono aumentate. Contro una difesa abbastanza statica (vedi i gol del Lecce), oltre ai cambi gioco (di Locatelli e Kalulu, isolando gli esterni in 1v1 contro i quinti brianzoli) un’altra arma può essere questa, con mina vagante Nico Gonzalez, bravo ad attaccare in diagonale l’area di rigore molto più dei suoi compagni di reparto.