L’Italia fa due su due: altra vittoria nella seconda amichevole americana. Contro l’Ecuador Spalletti riconferma il 3-4-2-1, che in fase offensiva si trasforma in 3-2-5; forse meno “spallettiana” del solito: minor possesso palla (49% per gli azzurri rispetto al 51% degli avversari), un PPDA nel primo tempo stranamente alto (14 contro 8,5 dei sudamericani), che va di pari passo con i recuperi nella metà campo avversaria, che hanno visto l’Ecuador con 30 e gli azzurri con 21.

Jorginho e Barella si alternano in costruzione ma è l’oriundo a preoccuparsi maggiormente della circolazione del pallone per spostare la pressione avversaria (dopo Pellegrini, è infatti secondo nell’Italia per lunghezza media dei passaggi con 15 metri): dalle posizioni medie il numero 8 sembra un quarto difensore, al fianco di Mancini. Se l’ex Napoli sarà verosimilmente il regista confermato dopo il successo di EURO 2020, gli esterni rappresenteranno invece la novità: i quinti Dimarco e Bellanova offrono massima ampiezza, con il granata alto in fase offensiva, dove sfoggia tutto il suo dinamismo atletico e la sua pericolosità sulla corsia destra (del resto ci sarà un motivo se è nella top 3 per cross riusciti in Serie A).

Ed è proprio sulla catena di destra che l’Italia ha concentrato la sua densità laterale: come si evince dalle posizioni medie nel corso della partita, Zaniolo, Barella e Bellanova formano un triangolo producendo frequenti triangoli, permettendo così a Dimarco di isolarsi nell’1 contro 1 quando i compagni cambiano gioco attaccando il lato debole.

Spalletti sa che il dialogo fuori dal campo aiuta quello in campo, a cominciare da queste prestazioni. Sono solo amichevoli, ma vincere aiuta a vincere.