Sabato alle 20.45 è in programma un anticipo sulla carta molto frizzante, che mette di fronte il migliore attacco del campionato (quello dell’Atalanta, con 18 reti), ma anche due difese che traballano molto (il Verona ha la terza peggiore difesa del torneo con 15 gol subiti e i bergamaschi registrano il peggior dato del lato sinistro della classifica con 13). Gli scaligeri hanno vinto 2 delle ultime 4 trasferte contro Gasperini in Serie A, gli stessi successi raccolti in tutte le precedenti 20 a Bergamo. I nerazzurri hanno pareggiato solo 1 volta nelle ultime 19 gare interne in A (13 vittorie), proprio contro l’Hellas lo scorso 15 aprile (2-2).
I padroni di casa vengono da un pareggio interno senza reti contro il Celtic, culminato con tante occasioni da gol e con la traversa di Pasalic. Le ultime 2 partite contro squadre che si schierano con un 4-2-3-1 e con principi simili a quelli del Verona sono state il pareggio di Bologna e la sconfitta contro il Como, scatta quindi un campanello d’allarme: la banda di Fabregas ha sbancato il Gewiss impostando una partita molto accorta serrando le linee e proteggendo il reparto difensivo tenendo dentro al campo tutti i 3 uomini offensivi, con Perrone vertice basso per schermare e rincorrere De Ketelaere.
Davanti invece l’obiettivo era di smuovere le maglie dei 3 difensori centrali e dei 2 mediani attraverso rotazioni e incroci del reparto avanzato. Sergi Roberto e Paz che fungevano da mezz’ali e il continuo movimento orizzontale di Cutrone non ha dato riferimenti ai difensori in quanto non sapevano se seguirlo o meno, soprattutto infilandosi tra quinto e terzo (Bellanova e Kossounou in particolare).
Il Verona invece ha subito una grossa involuzione in fase di non possesso rispetto alle primissime uscite, soprattutto sulle palle alte (sia sugli sviluppi di calci piazzati che in azioni di gioco): i gol dello 0-2 e del definitivo 0-3 del Monza lunedì ne sono un manifesto, con la palla diretta (volutamente) su Djuric per scavalcare il centrocampo ed eludere il forte pressing degli uomini di Zanetti. Marcature sbagliate e disattenzione hanno fatto il resto. Sicuramente Retegui non è forte sui duelli aerei come il bosniaco, però questa potrebbe essere una soluzione considerando l’abilità di inserimento dei centrocampisti della Dea. Bisogna capire se invece i gialloblù stavolta preferiranno attendere nella propria metà campo e ripartire, ma attenzione, quando ci hanno provato contro Como, Lazio e Juventus sono arrivate altrettante sconfitte.
MATEO RETEGUI | |
PRESENZE | 8 |
GOL+ASSIST | 8+2 |
TIRI (DENTRO L’AREA) | 28 (27) |
% CONVERSIONE | 27 |
MINUTI/GOL | 68 |
Il lavoro che abbiamo descritto di Paz può farlo, con caratteristiche un po’ diverse, Tengstedt: il numero 11 simula a modo proprio la funzione di Dia nella Lazio e di Morata (quando gioca anche Abraham), a supporto di Mosquera, raccordando col centrocampo, svariando su tutto il fronte offensivo e, da buon centravanti, anche di riempimento dell’area. L’impressione è che al Verona piaccia andare sulle fasce portando tanti uomini in zona palla e cercando di avere una forte densità laterale, portata da entrambi i terzini (soprattutto Tchatchoua), dagli esterni e, appunto, dal danese. Una volta smistata la palla lateralmente, l’obiettivo è di arrivare sulla trequarti con tanti uomini (accentrando a turno uno dei due esterni offensivi e isolando l’opposto) in supporto alla coppia di attaccanti: se riescono ad inserirsi negli half spaces tra quinto e terzo atalantini, possono aprirsi scenari interessanti.