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    Italia, caos tattico e mentale: di Adriano Bacconi

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    Italia, da dove ripartire? L’ottavo di finale contro la Svizzera ha rappresentato lo zenit delle problematiche che hanno caratterizzato la nostra nazionale in questo Europeo in Germania, rendendo difficile qualsiasi sguardo ottimistico al prossimo futuro.

    Anche contro i rossocrociati, la poca chiarezza tattica degli Azzurri messi in campo da Luciano Spalletti è stata messa a nudo da una squadra che, al contrario, ha dimostrato da inizio competizione di avere dei punti fermi, sia negli interpreti che nelle idee in mezzo al campo.

    Il grande merito attribuibile a Yakin è quello della scelta della formazione schierata contro l’Italia: al posto di Widmer, esterno di difesa che ben conosciamo alle nostre latitudini e squalificato causa doppia ammonizione nel girone, il CT della Svizzera ha schierato Ndoye, chiedendo all’esterno offensivo del Bologna un doppio lavoro, svolto in maniera efficace durante i suoi 77 minuti in campo. Nella propria metà campo copertura diligente della fascia, dall’altra parte ricerca continua dell’uno contro uno sul lato di Darmian, sempre isolato in questa situazione e messo in grandissima difficoltà per tutta la partita.

    Oltre al controllo dei duelli individuali sulle fasce, la Svizzera ha dominato anche il centrocampo, dove Cristante, schierato al posto di Frattesi per le sue qualità in interdizione, non è mai riuscito a limitare Xhaka, permettendo al numero 10 di controllare i ritmi del match. Emblematica della scarsa lucidità e della confusione che ha regnato sovrana in questa spedizione azzurra è l’occasione del gol del vantaggio svizzero: un’azione che parte dalle parti di Barella, che ignora l’inserimento di Freuler alle sue spalle mentre il pallone si sposta sul lato opposto del campo, là dove gli svizzeri combinano con fluidità con il solito Ndoye e Vargas. Nemmeno Mancini, attirato da un inserimento di Embolo, legge l’inserimento del centrocampista del Bologna, lasciandolo libero di entrare indisturbato nell’area di rigore azzurra e trafiggere Donnarumma.

    Un’azione che potremmo eleggere a simbolo della prima Nazionale di Luciano Spalletti. E adesso, da dove ripartirà l’Italia?

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