Ieri all’Olimpico la Lazio è stata vicina a fare il colpo grosso e rimontare lo svantaggio accumulato a Torino: la doppietta di Castellanos aveva riportato tutto in parità ma ci ha pensato Milik ad accompagnare i bianconeri in finale di Coppa Italia.

Da notare la disposizione dei biancocelesti: l’ufficiale 3-4-2-1 è stato molto compatto e camaleontico, infatti erano Gila (terzo di sinistra) e Hysaj a prendere l’ampiezza con Marusic sulla linea dei centrocampisti, Felipe Anderson molto dentro al campo sia per dare tutta la fascia al numero 77, sia per avere più densità in mezzo e pareggiare il 5 contro 5; la catena di sinistra ha assunto, come solito, funzioni di costruzione. Particolare l’atteggiamento dei due mediani Guendouzi e Cataldi, verticali l’uno con l’altro, per buttarsi dentro gli spazi creati dal movimento di Castellanos.

Juve con il classico 3-5-2: Bremer più da libero per prendere l’ex Girona, Locatelli in appoggio a fare da schermo e assorbire gli ingressi dell’ex Marsiglia. Alex Sandro aiuta in costruzione e si aggiunge ai centrocampisti, con il segno particolare che Kostic e McKennie, soprattutto nel 2T, hanno stazionato all’altezza dei due centravanti per bloccare Gila e Hysaj.

I dati del match ci rivelano comunque a pieno le caratteristiche delle squadre e la partita che hanno messo in campo ieri: Lazio più aggressiva, anche se ha alternato fasi in cui ha preferito aspettare la squadra di Allegri, tiene di più il possesso sia per connotati che per l’andamento che ha preso la partita, ma che ha trovato meno volte attacchi diretti in profondità (nonostante il gol del momentaneo 2-0), che invece sono riusciti alla Vecchia Signora (come nell’occasione di Vlahovic al 55′).