Stasera all’Allianz Arena è in programma il ritorno del quarto di finale di Champions League tra Bayern Monaco e Arsenal. Quali sono state le chiavi tattiche dell’andata e cosa potrebbe succedere oggi?
8 giorni fa l’Arsenal ha tenuto il suo classico atteggiamento da 4-2-4, con Odegaard che si sgancia sulla linea degli attaccanti e Havertz che permette gli ingressi appunto del norvegese e di Martinelli. Kiwior, da terzino sinistro, rimane alto a prendere a uomo Sanè, Magalhaes si stacca in profondità per assorbire gli attacchi profondi del bavaresi.
Il Bayern invece è stato molto basso, atteggiamento atto a cogliere i londinesi alle spalle e chiudere gli spazi sulla propria trequarti, vista la capacità dei Gunners di giocare nello stretto. Solitamente la catena più densa e percorsa della squadra di Tuchel è la destra, con Muller ad appoggiarsi verso Sanè e Musiala molto vicino a Kane; all’andata invece l’ex City è stato isolato, mentre il numero 42 (che ha fatto “il Muller”) si appoggiava molto su Gnabry per avere superiorità numerica nell’out di sinistra, finalizzata anche a sfruttare la minor dedizione di Saka rispetto a Martinelli nell’aiutare in non possesso. Kane molto basso e distante dalla porta, anche lui con una funzione alla Havertz (vedi il gol di Gnabry, in cui entra anche Goretzka).
Chiavi definitive: il gol di Trossard deriva da una superiorità numerica laterale, portando in zona palla tutti gli uomini dalla cintola in sù (esattamente la catena di destra cui si faceva riferimento prima). I bavaresi sono riusciti spesso a trovare delle ripartenze grazie, appunto, alla posizione di Kane che apriva il campo e trasmetteva la sfera ai trequartisti; allo stesso tempo portarsi l’Arsenal dentro la propria metà campo ha provocato tanti pericoli, nonostante il concetto di base era corretto, cioè sfruttare l’uscita per attaccare in campo aperto (come del resto poi è successo). Alzare un po’ il baricentro potrebbe eliminare questo problema, con l’inevitabile conseguenza di aumentare l’intensità dei duelli a centrocampo. Attenzione alla mina vagante Muller, più abile di Musiala nel leggere gli spazi creati dal movimento dell’ex Tottenham.