All’inizio con Calzona il Napoli sembrava aver ritrovato ordine e compattezza sia tra i reparti che all’interno dello stesso reparto, poi è mancata di nuovo la lucidità nel compiere le giuste scelte sia quando la palla ce l’hanno gli altri che anche in possesso, vedi i 2 gol subiti ieri contro il Frosinone, di cui il primo deriva direttamente da almeno 2 errori concettuali in costruzione; il secondo invece indirettamente su palla persa in possesso. Si sono verificate anche sviste clamorose come il gol di Luvumbo a Cagliari.

Con il ct della Slovacchia rimangono sulla media sia la distanza media dei tiri avversari, che avvengono appena all’interno dell’area di rigore (16 metri) e i passaggi concessi dentro la stessa, 2 a partita. Sono schizzati verso l’alto gol subiti e xG concessi, frutto di una condizione psico-fisica ai minimi stagionali, distanze enormi e disattenzioni (sempre nel 2-2 di ieri, la marcatura molto approssimativa di Rrahmani su Cheddira). In conclusione, il gli azzurri sembrano comportarsi allo stesso modo in tutta la stagione, con la differenza che oggi viene a mancare un po’ di tenuta fisica.

La mappa delle azioni di pressione del Napoli di ieri evidenza l’assoluta assenza di intensità nella zona centrale del campo, dettata sia dalla centralità di Soulè come baricentro offensivo dei ciociari (infatti le pressioni si concentrano maggiormente sulla fascia sinistra e nei pressi dell’area di rigore), che da distanze ampie tra i reparti e libertà concessa ai centrocampisti di Di Francesco. Tante volte però gli ospiti sono riusciti a scappare in profondità, in particolar modo proprio con Cheddira.

I partenopei riusciranno a completare la rimonta Champions?